martedì 22 giugno 2010

Interrogazione squadra Calcio Alleanza Romena

Resoconti dell'Assemblea
Allegato B

Camera dei Deputati

Seduta n. 283 del 16/2/2010

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

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INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


MELIS, TOUADI, DUILIO, CORSINI, FERRARI, GIANNI FARINA, NACCARATO e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
come più volte denunciato, anche in precedenti interrogazioni, avvengono di frequente sul territorio nazionale e specialmente nelle regioni del nord del Paese sconcertanti episodi aventi per oggetto i rapporti tra i cittadini comunitari di nazionalità romena e le autorità locali;
in particolare, nel comune di Pontevico (Brescia) si è costituita da tempo un'associazione culturale, «Garden disco circolo privato» che, su una superficie di circa 600 metri quadrati, ha aperto un locale per incontri di discussione e svago, nonché discoteca. Tale attività, che sinora non aveva dato luogo ad alcun rilievo, in particolare sul terreno dell'ordine pubblico, concerne circa 300 soci regolarmente tesserati (talvolta intere famiglie residenti in zona) che si recano nei locali dell'associazione, specialmente nei giorni festivi e prefestivi, per incontrarsi, ballare, far musica e altro;
per accedere ai citati locali è prevista l'esibizione della tessera d'iscrizione, così come avviene nella gran parte delle associazioni e circoli giovanili in tutta Italia;
il 31 gennaio 2010, alle ore 1.05, di notte la forza pubblica (agenti della polizia municipale, carabinieri) ha effettuato un'ispezione improvvisa con identificazione di tutti i presenti, riscontrando, stando al verbale redatto sul luogo, che era in atto «un intrattenimento danzante con musica»; che il locale era da ritenersi «aperto al pubblico, in quanto l'immediato ed indiscriminato accesso da parte di chiunque previo l'acquisto della tessera di socio» appariva «un mero espediente»; che i bagni non erano perfettamente puliti e in regola; e che pertanto si contestava alla proprietaria il relativo illecito amministrativo;
successivamente, con ordinanza del sindaco di Pontevico del 4 febbraio 2010 è stata disposta l'immediata cessazione dell'attività di somministrazione di bevande, e ciò in base alle seguenti contestazioni: a) locale dispensa sporco sul pavimento (...), disordine generale con presenza di materiale non attinente l'attività alla rinfusa; controsoffittatura che in alcuni punti risulta rotta con pareti scrostate e non adeguatamente tinteggiate; b) servizi igienici per il pubblico e bagno portatori di handicap: lavello sporco senza installazione di salviettine e sapone mono uso, sporco e disordine generale, una tazza del water risulta rotta senza installazione del contenitore della carta igienica; c) servizio igienico per il personale: (...) non utilizzato e notevolmente sporco, calcinacci, polvere e utilizzato come ripostiglio di materiale;
è evidente che alcune di queste contestazioni (peraltro, ad avviso degli interroganti, alcune palesemente futili) possono essere facilmente respinte tenuto conto dell'ora dell'ispezione e del fatto che da alcune ore 300 persone sostavano nel locale consumando bevande e utilizzando i servizi igienici;
comunque la distribuzione delle tessere configura l'esistenza di una struttura associativa, confermata dal fatto che il locale è frequentato notoriamente dai membri di una sola comunità, reciprocamente in comunicazione e familiarità tra di loro;
i locali, a seguito dell'ordinanza del sindaco, sono tuttora chiusi e contro il provvedimento sarebbe stato inoltrato ricorso al tribunale amministrativo regionale. La titolare dell'esercizio, di nazionalità romena, e suo marito (cittadino italiano), nonché altri membri autorevoli della comunità romena eccepiscono trattarsi di un provvedimento sproporzionato, assunto (come hanno scritto su alcuni volantini scritti in lingua romena e distribuiti alla popolazione romena) «per motivi razziali». Il sindaco, avendo fatto tradurre i volantini, ha sporto querela per diffamazione;
negli stessi giorni, nel comune di San Giorgio in Bosco (Padova) il sindaco Renato

Roberto Miatello, appartenente alla Lega Nord, ha revocato il provvedimento col quale il suo predecessore Leopoldo Marcolongo del Pd aveva concesso l'uso temporaneo per una partita settimanale del campo sportivo comunale all'Associazione Alleanza Romena, cui si riferisce una squadretta dilettantistica iscritta al campionato «amatori». Si tratta di 11 ragazzi romeni di null'altro colpevoli che della loro nazionalità. Richiesto di spiegazioni il Miatello avrebbe detto (Corriere Veneto, 5 febbraio 2010): «Non vedo l'utilità di una formazione romena che non ha niente a che spartire col territorio». Avrebbe anche lamentato che i ragazzi romeni pianterebbero ai bordi del campo, mentre giocano, la bandiera del loro Paese; secondo quanto riportato dalla stampa, l'Associazione Alleanza Romena, a cui fa capo la squadra iscritta al campionato amatori, ha chiamato in causa palazzo Chigi con un esposto all'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Dipartimento per le pari opportunità -:
quali siano stati gli esiti dell'ispezione condotta presso i locali dei circolo «Garden Disco», con particolare riferimento alle eventuali irregolarità riscontrate, irregolarità che sarebbero alla base dell'ordinanza del sindaco di Pontevico del 4 febbraio 2010;
se e quali iniziative di competenza si intendano assumere in relazione a quanto denunciato dall'Associazione Alleanza Romena al Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri.
(4-06151)

ASSOCIAZIONE "PER NON DIMENTICARE"

http://www.imageloop.com/it/slideshow/ab83570d-7a54-1356-936d-0015c5fcf7da/index.htm


UN SENTITO E SINCERO RINGRAZIAMENTO LO TRASMETTIAMO A TUTTI VOI MERITEVOLI

DALLE AMMINISTRAZIONI DI S. GIORGIO IN BOSCO - CURTAROLO - S. MARTINO DI LUPARI

AI DIRIGENTI SCOLASTICI DEI PLESSI DELLE MEDIE DI QUESTI COMUNI, AI PROFESSORI E STUDENTI INTERVENUTI

ALLA GRANDE ORGANIZZAZIONE DEL GRUPPO ALPINI DI VILLA DEL CONTE

E AI MIEI R. ALPINI DEL BATTAGLIONE 7 COMUNI NELLA 145 CP VOLONTARIAMENTE INTERVENUTI

ALLA RAPPRESENTANZA AUSTRIACA PRESENTE CITANDO IN PARTICOLAR MODO RICCARDO E GIORDANO

E AL NOSTRO GIORDANO TRENTIN PER TUTTO IL FATICOSO LAVORO ESEGUITO PREPARATORIO E BEN RIUSCITO DEGLI EFFETTI NELL'AVER ENCOMIABILMENTE TUTTI, NESSUNO ESCLUSO, DIMOSTRATO L'ALTA SENSIBILITA' E VOLONTA' FERMA E DECISA DI PRODIGARSI PER LA MEMORIA, IL RICORDO, LA TRASMISSIONE, AFFINCHE' LE ATTUALI E FUTURE GENERAZIONI MAI ABBIANO A DIMENTICARE QUANTI PER NOI SI SACRIFICARONO, COSI' ONORANDOLI. UN ESEMPIO QUESTO CHE IN MOLTI DOVREBBERO SEGUIRE QUALI ITALIANI DIMOSTRANDO DI ESSERE IN GRADO CON ONORE DI SAPER VALORIZZARE LE NOSTRE RADICI STORICHE E PASSATO PROMUOVENDOLE E SALVAGUARDANDOLE TRASFERENDOLE AI GIOVANI...

PER NON DIMENTICARE.


ringraziamo tra i tre Encomiabili Sindaci e rispettivi Comuni, nelle loro giunte e nel Consiglio Comunale tutto riunito, (Marcello Costa di Curtarolo - Giovanni Baggio di S. Martino di Lupari - Leopoldo Marcolongo di S. Giorgio in Bosco) il Sindaco di S. Giorgio in Bosco Rag. Leopoldo Marcolongo per la gentile concessione a noi data nel pubblicare tutte le sue bellissime fotografie

COME PROMESSO I VOSTRI LAVORI SONO STATI PORTATI NEL TEMPIO DELLA PACE DOVE TUTTI I NOSTRI CADUTI POTESSERO VEDERLI E DIRVI...

GRAZIE NELL'AVERCI RICORDATI.




http://www.biografiadiunabomba.it/chi%20sono.html

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giovedì 17 giugno 2010

Taccuino Italiano






Martedi 15 giugno - Taccuino Italiano: Andata e Ritorno

Ore 10.45 – 11.00
Taccuino Italiano: Andata e Ritorno.
Secondo appuntamento dedicato al Veneto. Ne parliamo con Fabio Vitali, segretario dell'Associazione Padovani nel Mondo e con il Presidente del consiglio della Federazione delle Associazioni Venete Gianni Boscolo; con Luigi Senise scopriamo uno dei tanti Musei dell'Emigrazione.

http://www.international.rai.it/raitalia.tv/taccuino.php?id=3338

Don Milani, modo di pensare innovativo-Difesa Popolo 27.07.08




sabato 8 maggio 2010

Rifugiati, l’esilio al termine della notte di Laura Boldrini



in “Avvenire” del 6 maggio 2010

Delle tante storie di donne e uomini che ho conosciuto e ascoltato negli anni di lavoro come portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) pochissime sono quelle prive di sofferenza, e quasi mai la condizione di persona in fuga si è risolta senza traumi: la maggior parte è passata attraverso un vero calvario di dolore e solitudine. Ma le storie che mi sono rimaste impresse non sono necessariamente le più crudeli. Ci sono situazioni in cui la disperazione
dell’altro è travolgente e per chi ascolta è impossibile arginarla. Così si incamera un malessere che può trovare conforto solo in un’azione concreta che sia di aiuto per quelle persone, che riesca a infondere loro un po’ di speranza per il futuro. Non ci si può abituare al dolore dell’umanità.
Se torno indietro negli anni, il mio ricordo va in Afghanistan, uno dei luoghi più spettacolari del pianeta. Qui si avverte spesso un intollerabile stridore tra la bellezza della natura e le storie di orrore raccontate da donne annientate dalla violenza. Le bianche e immacolate vette dell’Hindukush, da una parte, e gli efferati crimini contro intere generazioni di donne e di bambine, tanto silenziose quanto invisibili, dall’altra. Nei Balcani, invece, mi è rimasta impressa in modo indelebile
l’immagine degli anziani cacciati dai nosocomi in Kosovo e trasportati, dai parenti, in carrette lungo impervi sentieri di montagna, sotto una pioggia incessante. Dolore e silenzio. Sguardi atterriti di vecchi che avrebbero preferito morire anziché dover vivere quello strazio.
E ancora, prigionieri scheletrici rilasciati a un posto di frontiera dopo essere stati usati come scudi umani a protezione delle postazioni militari nemiche. Così come è difficile dimenticare le colonne di donne e bambini eritrei, avvolti nel vento di sabbia che oscura il cielo, arrivare sfiniti dalla sete nel primo campo di Kassala, appena dopo il confine sudanese. Ore di marcia sotto un sole implacabile e una temperatura che tocca i cinquanta gradi. E dopo qualche anno, altri racconti di
rifugiati, questa volta in Italia, mi hanno portato a conoscere l’ultima frontiera della disperazione.Una vera e propria roulette russa gestita dai trafficanti, i veri signori della guerra che si combatte nel Mediterraneo. Essere costretti a partire su un gommone sgangherato o una barchetta in vetroresina per attraversare le 160 miglia che separano la Libia da Lampedusa, equivale ad accettare, a caro prezzo, una scommessa sulla propria pelle. Quando non si hanno i documenti, né un visto
d’ingresso in un Paese sicuro non si ha nemmeno scelta.
Una delle convinzioni più consolidate e diffuse nel Paese è che la gran parte degli immigrati e dei rifugiati venga in Italia. Ugualmente si ritiene che l’Italia sia lasciata sola dall’Europa e che sia l’unico Paese a farsi carico di questa vera e propria invasione. Ogni volta che devo trattare questo tema comincio elencando alcuni dati, per rimettere le cose in ordine. E aggiungo che l’Italia non è
invasa da immigrati né tantomeno da rifugiati. Poiché è un’affermazione che smonta un pregiudizio non piace neanche quando sono le cifre a provarlo. Non piace perché contraddice ciò che si legge sui giornali o quello che si dice in tv.
Prima di passare a una comparazione in ambito europeo, è importante sottolineare un altro concetto,fondamentale per sfatare il mito che l’intero eldorado Europa sia soggetto a invasione, ricordando che ben l’80 per cento dei rifugiati si trova nei Paesi in via di sviluppo. Tra Siria e Giordania vivono circa 2 milioni di iracheni. Tra Pakistan e Iran si dividono circa 3 milioni di afgani. Nei 27 Paesi dell’Unione Europea vi sono 1,5 milioni di rifugiati. I dati sono eloquenti e non parlano di assedio,eppure molte persone oppongono resistenza a valutarli lucidamente. Nei Paesi europei la distribuzione dei rifugiati non è certo omogenea. Si passa dai 600 mila nella sola Germania ai 300 mila nel Regno Unito all’Italia dove si stima vi siano circa 47 mila rifugiati, pari a 0,7 rifugiati ogni 1000 residenti. Se in Italia siamo invasi, che dovrebbero dire in Svezia dove vi sono 7 rifugiati ogni 1000 abitanti?
Per capire come mai vi siano rifugiati che si dirigono verso l’Italia bisogna rivolgere l’attenzione ai focolai di instabilità e di tensione in Paesi geograficamente o storicamente legati a quello di destinazione. Nel mondo globalizzato nessuno può sottrarsi alla concatenazione degli eventi, e anche ciò che accade lontano da noi finisce comunque per riguardarci. Alla fine degli anni
Novanta in Kosovo la maggioranza albanese scappava dalla pulizia etnica e migliaia di persone arrivavano attraverso il Montenegro e l’Albania sulle coste pugliesi e calabresi. Non c’è quindi da meravigliarsi se più recentemente sulle coste siciliane sono arrivati somali, eritrei, afgani e iracheni.