lunedì 28 marzo 2011

UN MUSEO DELL’EMIGRAZIONE VENETA per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia




Sono passati ormai 140 anni dalle prime grandi emigrazioni di Italiani nel mondo e 50 dall’ultima grande emigrazione. 27 milioni di Italiani hanno dovuto lasciare l’Italia per cercare fortuna all’estero. Gli emigrati, ormai di 4° e 5° generazione, vengono stimati in 50 milioni con i loro discendenti, un’altra Italia fuori dai confini nazionali che aspetta riconoscenza dalla madrepatria.
Storie in gran parte di sacrifici, a volte di successi, che non possiamo dimenticare perché hanno contribuito alla crescita del nostro Paese. Una storia che si dovrebbe studiare a scuola per capire meglio la nostra identità ora che il fenomeno si è invertito.
L’associazionismo negli ultimi 50 anni ha svolto un compito enorme nel mantenere i contatti con i nostri emigrati, nel sostenere la lingua, la cultura e le tradizioni italiane, nell’aiuto a chi era in difficoltà.
I nostri emigrati non hanno mai dimenticato le loro origini italiane e guardano al nostra Paese con nostalgia gli anziani, con interesse i giovani, sentendosi dimenticati. Sono milioni di persone, orgogliose delle loro origini, che aspettano di essere contattati. Sono i nostri “ambasciatori” ai quali possiamo offrire cultura, lingua italiana, tradizioni, ma anche prodotti italiani che loro prediligono, a parità di condizioni con altri Paesi.
Un Museo serve quindi, oltre che a raccogliere ricordi e studi, a riallacciare, grazie anche alle nuove tecnologie, i rapporti con le ultime generazioni di giovani, prima che perdano definitivamente i contatti con il loro Paese di origine.

L’Italia ha inaugurato nel 2009 il Museo dell’Emigrazione Nazionale negli spazi della Gipsoteca del Vittoriano, a Roma, che coordinerà i Musei regionali.
Il Veneto con i suoi 3,5 milioni di emigrati, è stata la Regione che più di tutte ha subito l’Emigrazione. Un Museo Regionale dell’Emigrazione sarebbe il fiore all'occhiello della Regione Veneto, una casa comune aperta alle Associazioni dell’Emigrazione, alle Università, ai Comuni, alle Provincie, alle Pastorali dei Migranti delle Diocesi, alle Scuole.
A San Giorgio in Bosco (Padova) sono terminati i lavori di restauro di Villa Bembo, splendida Villa Veneta del ‘600 di proprietà del Comune. I finanziamenti del restauro dell’edificio monumentale ad uso pubblico per centro culturale e museo, sono stati di 1.800.000 euro, parte della Regione Veneto per 379mila euro, parte dei Fondi dell’Otto per mille per 721mila euro e i rimanenti 700mila euro a carico del Comune stesso.
La documentazione più importante conservata a San Giorgio in Bosco, per ora presso la biblioteca, assieme a una vasta rassegna di libri sull’Emigrazione, è l’unica raccolta in Italia dei libri di Frei Rovilio Costa di Porto Alegre. A San Giorgio in Bosco inoltre ha sede InfoVeneto, rivista della Regione Veneto sull’Emigrazione. E’ già partita la Banca dati dei registri civili dell'anagrafe Austro-Ungarica (1816-1871) in collaborazione con l’A.R.S.A.S. ,“Associazione per il Recupero e la Salvaguardia degli Archivi Storici”, progetto da estendere a tutti i Comuni del Veneto per creare un’unica banca dati a servizio dei nostri emigrati.
Il Museo quindi c’è già. Per la gestione serve ora solo una Fondazione da promuovere da parte della Regione Veneto.
Far partire il Museo dell’Emigrazione Veneta sarà anche il modo migliore per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, riconoscendo nell’esperienza migratoria di questi Veneti che da lontano hanno contribuito a creare quello che siamo oggi, un elemento fondamentale dell’identità regionale e nazionale.
Non è più tempo di ragionare per separatezze, è il tempo di costruire cattedrali, di unire le forze per farne una realtà regionale che, riscoprendo il passato, guardi al futuro.

4 marzo 2011
Leopoldo Marcolongo già sindaco del Comune di San Giorgio in Bosco

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