Risposta del Ministero Affari Esteri sullo spostamento del monumento di Cristoforo Colombo
a Buenos Aires
martedì 21 maggio 2013
martedì 14 maggio 2013
Giornalino comunale finanziato dal gioco d'azzardo
SAN GIORGIO IN BOSCO. «Anziché contrastare il gioco
d'azzardo, il nostro Comune si fa finanziare il giornalino». È l’accusa mossa
dall’ex sindaco Leopoldo Marcolongo al successore Renato Miatello, dopo che
negli ultimi due notiziari comunali, a tutta pagina di copertina c’è uno
sponsor singolare: la sala giochi aperta da un paio d’anni in via Valsugana.
«Mentre altri Comuni», sostiene Marcolongo, «sono
impegnati a prevenire la dipendenza da gioco, da noi se ne trae profitto per
pagare attività istituzionali. Sarebbe utile che ognuno, nel suo piccolo,
facesse sensibilizzazione. Ad esempio, appoggiando la proposta di legge del
sindaco di Loreggia, assieme a don Luigi Tellatin e al Sert». Anche l’Amministrazione
di San Giorgio in Bosco, 3 anni fa, è scesa in prima linea per far trasferire
un circolo privato aperto in centro e contestato dai residenti per i troppi
schiamazzi e il malcostume. Allora il sindaco Miatello riuscì a farlo
traslocare a Facca. Sempre nel condominio Europa, al semaforo, ha avuto vita
breve anche un’altra piccola sala giochi, mentre ora è attiva quella di via
Valsugana. E si sa, con i bilanci comunali sempre più stretti, si bada poco a
far le pulci a chi si offra come sponsor. «Faccio un notiziario a costo zero»,
replica Miatello, «non come il mio ex che ci spendeva 10 mila euro. Con i buchi
che ci ha lasciato sarebbe bene che pensasse a cose più importanti degli
sponsor o delle ordinanze contro le pecore». (p.pil.)
Mattino di Padova 12 marzo 2013
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Fortune dilapidate al gioco d’azzardo Sos sindaci-Regione
LOREGGIA. Due giocatori di Sant’Angelo di Piove si sono mangiati al gioco la propria abitazione, la prima valeva 150 mila euro, l’altra almeno 200 mila. Un imprenditore di Resana, nel Trevigiano, è arrivato a far fuori 800 mila euro. Il demone del gioco sta divorando intere fortune e mettendo in ginocchio decine di famiglie. Ne sono consapevoli i sindaci, ai quali queste persone rovinate si rivolgono con disperazione. Ieri in municipio a Loreggia i quattro sindaci promotori della campagna contro il gioco d’azzardo - Fabio Bui (Loreggia), Gerry Boratto (San Martino di Lupari), Romano Boischio (S.Angelo di Piove) e Silvano Piazza (Silea, Treviso) - hanno invitato le istituzioni regionali e parlamentari per illustrare le loro proposte di legge.
Hanno aderito il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, con l’assessore Maurizio Conte e i parlamentari Alessandro Naccarato, Giulia Narduolo, Franco Conte e Paola De Pin.
«La Regione condivide la preoccupazione per un fenomeno che coinvolge persone di ogni età e ceto e molti giovani ed è all’origine di tanti drammi familiari», ha detto Ruffato. «Apprezzo perciò la vostra iniziativa, tesa sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni nel tentativo di far uscire dal silenzio e dall’indifferenza una realtà che deve essere affrontata con determinazione e misure legislative». Ruffato ha ricordato che il Consiglio regionale ha predisposto un’indagine approfondita su questa piaga sociale. «Il Consiglio», ha aggiunto, «ha all’esame alcuni provvedimenti che mi auguro vengano approvati quanto prima. In essi potranno essere accolte le vostre istanze, come quella di dare la facoltà ai sindaci di autorizzare o meno l’istallazione di nuove slot, l’introduzione di forme di premialità per gli esercizi che scelgono di toglierle, o come la previsione di una tassa sulle istallazioni da destinare ai servizi sociali dei comuni».
Per mettere a punto una risposta legislativa il più possibile partecipata e corrispondete alle esigenze e alle sensibilità espresse da chi quotidianamente è impegnato sul territorio, Ruffato ha invitato martedì prossimo a Venezia i quattro sindaci per un incontro con l’ufficio legislativo del Consiglio regionale.
Giusy Andreoli
Hanno aderito il presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, con l’assessore Maurizio Conte e i parlamentari Alessandro Naccarato, Giulia Narduolo, Franco Conte e Paola De Pin.
«La Regione condivide la preoccupazione per un fenomeno che coinvolge persone di ogni età e ceto e molti giovani ed è all’origine di tanti drammi familiari», ha detto Ruffato. «Apprezzo perciò la vostra iniziativa, tesa sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni nel tentativo di far uscire dal silenzio e dall’indifferenza una realtà che deve essere affrontata con determinazione e misure legislative». Ruffato ha ricordato che il Consiglio regionale ha predisposto un’indagine approfondita su questa piaga sociale. «Il Consiglio», ha aggiunto, «ha all’esame alcuni provvedimenti che mi auguro vengano approvati quanto prima. In essi potranno essere accolte le vostre istanze, come quella di dare la facoltà ai sindaci di autorizzare o meno l’istallazione di nuove slot, l’introduzione di forme di premialità per gli esercizi che scelgono di toglierle, o come la previsione di una tassa sulle istallazioni da destinare ai servizi sociali dei comuni».
Per mettere a punto una risposta legislativa il più possibile partecipata e corrispondete alle esigenze e alle sensibilità espresse da chi quotidianamente è impegnato sul territorio, Ruffato ha invitato martedì prossimo a Venezia i quattro sindaci per un incontro con l’ufficio legislativo del Consiglio regionale.
Giusy Andreoli
Mattino di Padova 13 aprile 2013
http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2013/03/09/news/febbre-del-gioco-32-gia-in-cura-all-usl-15-1.6668794
Tre milioni a rischio ludopatiaBoom anche di adolescenti con la «febbre del gioco»: oltre un milione nel 2012, 170 mila gli studenti a rischio
http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2013/03/09/news/febbre-del-gioco-32-gia-in-cura-all-usl-15-1.6668794
IL RAPPORTO
Italiani stregati dal gioco
d'azzardo
Tre milioni a rischio ludopatia
Tre milioni a rischio ludopatia
Boom anche di adolescenti con la «febbre del gioco»: oltre un milione nel
2012, 170 mila gli studenti a rischioPPORTO
Italiani
stregati dal gioco d'azzardoTre milioni a rischio ludopatiaBoom anche di adolescenti con la «febbre del gioco»: oltre un milione nel 2012, 170 mila gli studenti a rischio
Gli italiani e la ludopatia
Italiani stregati dal gioco d'azzardo. In tre anni, dal 2008 al 2011, la
percentuale di persone tra i 15 e i 64 anni che ha puntato soldi almeno una
volta su uno dei tanto giochi presenti sul mercato (Lotto, Supernenalotto,
Gratta e vinci, scommesse sportive, poker online, etc.) è passata dal 42% al
47%. Circa 19 milioni di scommettitori, di cui ben 3 a rischio ludopatia.
Soprattutto maschi, disoccupati e persone con un basso livello di istruzione. È
quanto emerge dagli ultimi dati dello studio Ipsad (Italian population survey
on alcohol and other drugs) dell'Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di
Pisa, diffuso dall'Adn-Kronos Salute.
L'INDAGINE - L'indagine, condotta su un campione di 11 mila persone, oltre a scattare
una fotografia sul consumo di alcol e droghe, passa ai raggi X l'universo dei
giochi d'azzardo. Dall'indagine del Cnr emerge con chiarezza che sebbene i
giocatori sociali, vale a dire quelli senza alcun profilo di rischio, siano la
maggioranza, quelli classificabili a basso rischio sono già 2 milioni (11%).
Coloro che invece, si avviano a sfiorare la dipendenza patologica sono circa 1
milione. «Un dato - spiega Sabrina Molinaro, responsabile della ricerca - che
ha fatto scattare più di un campanello di allarme come dimostrato dalle azioni
promosse da alcune direzioni sanitarie locali per l'assistenza di queste
persone "drogate" dal gioco».
GLI
ADOLESCENTI - Cresce anche tra gli adolescenti
italiani la «febbre del gioco»: sono più di un milione gli studenti che lo
scorso anno riferiscono di aver giocato soldi e, nonostante una chiara
legislazione restrittiva per i minori, 630 mila gli under 18 che hanno speso
almeno 1 euro giocando d'azzardo. Secondo l'indagine - che ha coinvolto 45 mila
studenti delle scuole superiori e 516 istituti scolastici di tutta la Penisola
- nell'ultimo anno il 45,3% degli studenti ha puntato somme di denaro. Ad
essere decisamente più coinvolti nel vortice del gioco sono i ragazzi (55,1%
vs. 35,8% delle ragazze). Per il 60% delle giocatrici si è trattato di un
evento occasionale (1-2 volte), anche se il 36% ha giocato dalle 3 alle 19
volte. Un quinto dei ragazzi ha invece dichiarato di aver giocato somme di
denaro più di venti volte nel corso dell'anno. E ancora. Circa il 74% ha
scommesso in media meno di 10 euro al mese, il 20% da 11 a 50 euro e il 6%
oltre 51 euro. A puntare più soldi al gioco sono gli adolescenti maschi, mentre
la maggioranza delle ragazze per giocare spende meno di 10 euro. Secondo la
ricerca, si stima che siano 100 mila gli studenti che già presentano un profilo
di rischio moderato e 70 mila quelli con una modalità di gioco problematica.
Tra i giochi più diffusi: il Gratta e vinci/Lotto istantaneo e il Lotto
Superenalotto
LE DONNE - Tra gli scommettitori tante donne: 7,5 milioni, pari al 38% di chi ha
giocato d'azzardo almeno una volta nel 2011. Erano 5,8 milioni nel 2007. Un
gran bel balzo, anche se il salto vero lo fanno le donne over 45. Tra le più
mature la platea delle giocatrici che hanno puntato almeno una volta si è
infatti raddoppiata, passando in quattro anni dal 20% al 40%.
IDENTIKIT - L'identikit del giocatore problematico mostra che sono soprattutto i maschi
a finire nella «gabbia» del gioco. Il titolo di studio più frequente è la
licenza elementare. Il giocatore «tipo» è disoccupato e se lavora ricopre la
mansione di operaio; se invece inquadrato come lavoratore autonomo, ha un
contratto precario o è un libero professionista. I luoghi più «pericolosi» sono
per gli uomini sale gioco, sale bingo, ma anche in parte il circolo ricreativo,
il telefonino e internet. Una presunta solitudine accomuna il giocatore maschio
alle giocatrici: sono separati, divorziati o vedovi/e. Le giocatrici «tipo»
sono in possesso della licenza di scuola media inferiore; se impiegate
rivestono un ruolo di dirigente e hanno un contratto a tempo indeterminato;
mentre se lavoratrici autonome sono imprenditrici. Tra le donne impiegate nei
trasporti e nelle comunicazioni si rilevano i maggiori rischi: 5,1%.
GEOGRAFIA - Nel Centro-Sud si gioca di più. Il primato spetta alla Campania (57%),
segue la Calabria (55%) e poi Lazio, Sicilia, Puglia e Abruzzo (tutte si
attestano su circa il 53%). Le regioni dove invece si gioca di meno rispetto
alla media nazionale (47%) sono quelle del Nord: Emilia Romagna in primis
(41%), ma anche Trentino Alto Adige (42%), Liguria e Veneto (44%). Nonostante
nelle regioni meridionali il gioco d'azzardo sia più diffuso che nel resto
della penisola (è il Molise a registrare la percentuale più alta di gambler:
13%), i giocatori con profilo di rischio moderato non sono concentrati solo in
queste aree. Dove si gioca di meno, come ad esempio in Friuli Venezia Giulia,
la quota di giocatori è assai più sostenuta (8%) in confronto alla media
nazionale (5,3%). Il Lotto/Superenalotto insieme al Gratta e vinci/Lotto
istantaneo sono tra i giochi nazionalpopolari più scelti in assoluto, con
percentuali che vanno dal 75% al 67% nelle regioni del centro-sud e che in
pratica si ritrovano, anche se con valori leggermente inferiori, in quelle
settentrionali. (Fonte: Adn-Kronos Salute)
14 maggio 2013 | 15:40
lunedì 13 maggio 2013
PECORE E CAPRE. ASSESSORE REGIONALE: IN VENETO SERVONO CORRIDOI VERDI PER LA TRANSUMANZA
http://www.regione.veneto.it/web/guest/comunicati-stampa/dettaglio-comunicati?_spp_detailId=731207
http://www.regione.veneto.it/web/guest/comunicati-stampa/dettaglio-comunicati?_spp_detailId=731207
Art. 184 del Decreto Legislativo n. 285 del 30.04.1992
(Nuovo Codice della
Strada)
Qualcuno riesce a guidare un gregge, diviso a gruppi non
superiori a 50, che lascia libero sulla sinistra almeno la metà della
carreggiata?
E un gregge che deve transitare tra le ore 23,00 e le ore
6,00, come ordina l'ordinanza, preceduto da un guardiano e seguito da un altro,
che tengono acceso un dispositivo di segnalazione con luce arancione, sempre
diviso a gruppi di 50 capi?
Art. 54 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n.
267 (T.U.E.L.) Siamo sicuri che
l'ordinanza del sindaco sia contingibile e urgente al fine di prevenire e
eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità pubblica e la sicurezza
urbana?
La pastorizia è una tradizione antichissima e risale
all'epoca romana.
Deliberazione della Giunta Regionale Veneta n. 1002 del 05 giugno 2012 Il provvedimento
prevede, saggiamente, una semplificazione nel rilascio delle autorizzazioni per
il pascolo vagante, sostituendo la comunicazione al sindaco con una
comunicazione alla Azienda ULSS di competenza.
La transumanza è piuttosto un "Uso Civico" e,
come tale, è inalienabile, inusucapibile e imprescrittibile.
Usi Civici nel
Veneto:
L'uso civico è un diritto che spetta ai componenti di una
collettività delimitata territorialmente di godere di terreni o beni immobili
appartenenti alla collettività medesima (in modo indiviso) ovvero a terzi
(privati).
Il diritto si esplica tramite l'esercizio di usi
finalizzati a soddisfare i bisogni essenziali della collettività.
I diritti di godimento più diffusi riguardano l'esercizio
del pascolo e del legnatico. Altri diritti storicamente esercitati erano ad
esempio la semina, il vagantivo (consistente nel diritto di vagare per terreni
paludosi al fine di raccogliere canne, erbe e paglie, nonché di cacciare e
pescare), lo stramatico (consistente nel diritto di raccogliere erba secca e
foglie per la lettiera degli animali).
I beni di uso civico sono inalienabili, inusucapibili e
soggetti al vincolo di destinazione agro-silvo-pastorale; il diritto di
esercizio degli usi civici è imprescrittibile.
Se l'Assessore Regionale Franco Manzato ha detto:
"(AVN) - Venezia, 19 febbraio 2013
Creare veri e propri "corridoi verdi" per
garantire nel territorio la transumanza di pecore e capre, accompagnando un
settore antico che resiste alla modernità e che anzi è foriero di innovazione e
persino di nuova occupazione, soprattutto nelle zone montane. E' la proposta
dell'assessore regionale all'agricoltura per agevolare la pastorizia, una
attività agricola che di fatto è stata la prima dell'umanità, che l'ha sfamata
e che anche oggi ha una sua ragione di essere, come tradizione ma anche come
economia.......
mettiamo le parti attorno ad un tavolo e finiamola con le
buffonate illegittime di quei piccoli despoti dei sindaci.
Sergio Frigo-Il sindaco, i Rom e le pecorelle "sgradite"
http://sergiofrigo.myblog.it/archive/2013/01/30/il-sindaco-i-rom-e-le-pecorelle-sgradite.html
....senza andare a Treviso con la crociata di Gentilini contro i cani foresti, anche Miatello non è nuovo a queste uscite, solo che finora si era limitato agli umani: nel passato aveva già negato l'uso del campo di calcio a una squadra di giovani atleti rumeni, poi era arrivato a denunciare un imprenditore che ospitava sul proprio terreno alcune famiglie rom, nelle loro roulottes: quella volta il motivo era stato l'uso improprio del terreno.
http://sergiofrigo.myblog.it/archive/2013/01/30/il-sindaco-i-rom-e-le-pecorelle-sgradite.html
....senza andare a Treviso con la crociata di Gentilini contro i cani foresti, anche Miatello non è nuovo a queste uscite, solo che finora si era limitato agli umani: nel passato aveva già negato l'uso del campo di calcio a una squadra di giovani atleti rumeni, poi era arrivato a denunciare un imprenditore che ospitava sul proprio terreno alcune famiglie rom, nelle loro roulottes: quella volta il motivo era stato l'uso improprio del terreno.
Vuoi vedere che anche le "pecorelle sgradite" sono nomadi e straniere?
Storie di pascolo vagante-Marzia Verona
http://pascolovagante.wordpress.com/2013/02/04/giorno-e-notte/
Il Signor Sindaco di San Giorgio in Bosco evidentemente non apprezza de Andrè: “…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…“. Io preferisco che sotto casa mi passi uno, dieci, cento greggi, piuttosto che un ugual numero di tir puzzolenti e fumosi.
Ordinanza illegittima sulla transumanza delle pecore
Ci risiamo. Dopo i colombi ....le pecore.
Ma dove vive questo sindaco della Lega Nord sulla luna?
Nel suo delirio di onnipotenza, dal piano nobile di Villa
Bembo splendidamente restaurata per il Museo dell'Emigrazione del Veneto e
tristemente bocciato, fa un'ordinanza
che segna la fine della pastorizia.
Il Veneto deve esser solo quello dei capannoni e
rinunciare alla sua storia, alle sue tradizioni, agli antichi valori?
E' questo il federalismo che vogliamo, che ogni sindaco
sia un piccolo despota o è meglio che
sia la Regione Veneto a regolamentare la transumanza?
Ma dove va il Veneto se non valorizza la storia che lo ha
fatto una delle Regioni più industrializzate del mondo?
L'ordinanza sulla transumanza ovina non è di competenza
del sindaco ed è chiaramente illegittima perché ostacola un'attività economica
legittima e il Tar la boccerà, facendo fare al sindaco di San Giorgio in Bosco
il secondo debito fuori bilancio. Debito che non verrà pagato dal sindaco,
purtroppo, ma dai cittadini, sui quali grava anche il costo dei cartelli
inutili.
La pastorizia è
antichissima e risale all’epoca romana. I documenti esistenti a cavallo del
Mille, quando parlano dei nostri monti, parlano di pastorizia.
Il diritto di pensionatico, in quanto diritto di uso
civico, non è soggetto ad usucapione né ad abbandono per desuetudine e, come
dice la legge, esso è imprescrittibile.
Il sindaco dovrebbe preoccuparsi piuttosto del danno che
fa il passaggio delle auto, dato che sulla statale l'inquinamento è fuori di
ogni norma.
Purtroppo non so come il Veneto abbia potuto allevare
invece delle pecore, una classe dirigente come quella leghista, rozza,
ignorante, insensibile e con la memoria corta.
Fuori dal Veneto siamo visti ed abbiamo una nomea di evasori fiscali, senza valori,
unicamente attaccati ai soldi ed infarciti di ideologie e luoghi comuni, quali
quelli di caccia al diverso, allo straniero, agli zingari, dimenticando o forse
ignorando quanto hanno sofferto i nostri emigranti.
C'è stata da noi e non solo da noi, una mutazione
perniciosa e pericolosa, lasciando sulla
strada non i residui del passaggio delle pecore ma le virtù, cioè le caratteristiche che i
veneti nel mondo hanno portato e tramandano ancora con onore, orgoglio e sacrificio.
Contro l'ignoranza è difficile prevalere, la logica conta
poco, l'onestà è vista come mancanza di furbizia.
Noi pastori per scelta
BORGO VALSUGANA (Trento) C' è ancora brina sui prati
e Gabriele Floriani esce dal letto sistemato nel rimorchio del furgone, si
scalda un caffè, accende una sigaretta, apre il recinto mobile del gregge e lo
lascia dilagare sul prato. I cani, felici, scattano come missili a riportare
indietro chi va troppo lontano, poi si rimettono quieti accanto a lui,
ansimando in una nube di vapore. Gabriele ha ventidue anni ed è contento, fa
quello che gli piace, la giornata è fredda e magnifica, sulla Valsugana arriva
il primo sole da Cismon. Tempo perfetto per la transumanza. L' Alpe non è solo
terra di vacche grasse, campanacci e formaggi coi buchi. E la transumanza non è
solo roba d' Appennino. Nel Nord Italia centomila pecore si calano ogni autunno
in pianura, e ventimila dal solo Trentino. Ebbene, in questo saliscendi
millenario si comincia a veder qualcosa di nuovo, anzi di antico. Sono tornati
i pastori giovani; bastone, tabarro e cappellaccio dei nonni. Fino a ieri erano
vecchi o stranieri. Oggi, complice la crisi, c' è una mutazione generazionale.
Arrivano ragazzi speciali, che scelgono la pastorizia senza essere figli di
pastori. Gabriele non è un valligiano, abita alla periferia di Trento. Ma a
dodici anni ha conosciuto un pastore di Arco e gli è andato dietro. E due anni
fa, alla fine dei corsi in agraria, quando il vecchio è andato in pensione, lui
gli ha comprato il gregge e si è messo in cammino. Sorride: «Se hai passione,
meglio lavorare che studiare, coi tempi che corrono». Ma transumare non è solo
lavoro; è una fregola migratoria che ti consuma. Devi essere zingaro dentro. E
gli zingari, si sa, non amano i recinti e non hanno vita facile con la gente.
Si parte. Il sole ha invaso il prato, la Brenta verdegrigia è in tumulto tra
gli argini. La valle è chiusa da strapiombi e si riempie di belati. I cani
compattano le bestie in un unico blocco di lanugine, poi la diga si rompe e la
massa liquida si espande per forza di gravità. Davanti c' è un bosco, fitto
come un battaglione di granatieri, ma il gregge anziché aggirare l' ostacolo,
lo penetra come un fiume in piena. Il pastore non è uomo di tangenziali e
svincoli. Segue la via più breve, aderisce al paesaggio. Ne rivendica la
proprietà temporanea. Seguirlo significa darsi alla macchia. Sentirsi lontano
dagli uomini anche se hai l' asfalto a pochi metri. Veneto, Trentino e
Lombardia: a novembre è tutto un andare di greggi. Li vedi sulla mappa di
Giovan Battista Turra, pubblico veterinario addetto alle transumanze, nel suo
quartier generale di Borgo Valsugana. Sembra una carta idrografica, e in
effetti sono fiumi di animali che colano a valle. I giovani pastori trentini
Turra li conosce uno per uno. Indica la base di partenza di Michele Laner,
diciannove anni, in Valle dei Mocheni. Mostra le greggi di Matteo Froner, vent'
anni, e di Mario Perozzo, diciannove, in discesa tra Padova e Bassano.
Individua Valentina Fedele, diciannove anni, con papà Silvano, al pascolo sul
passo Cereda sotto le Pale di San Martino, e Giacomo Carbonari, venti, in viaggio
verso il mare via Verona. Claudio Fronza, ventitré anni, lo becchiamo quasi per
caso in un banco di nebbia sotto Roncegno. Il suo gregge taglia la strada in
uno scricchiolìo di brina, lasciando una coda di escrementi. Ottocento bestie
e, nel mucchio, alcuni asini addetti al trasporto degli agnelli neonati. Con
Claudio trovo i suoi fratelli: Luca di ventun anni e Andrea di diciotto. Tutti
reclutati, da quando Papà Renatoè finito all' ospedale. Ragazzi duri, di poche
parole come tutti i pastori. Non dicono una sillaba più del necessario, e c' è
da capirli. Hanno tutto contro. Lamenta Claudio: «Sempre più difficile andare
in giro, troppi Comuni sono chiusi al transito». Sembra una barzelletta, ma in
Italia si multano i pastori perché le pecore fanno la cacca o i cani non hanno
il guinzaglio. C' è un decreto presidenziale del 1954 che consente ovunque il
pascolo vagante, ma molti sindaci, specie se ostaggio dei cacciatori, mettono
egualmente i bastoni tra le ruote. «Dicono che spaventiamo la selvaggina, lepri,
fagiani, quaglie. Ma non è vero». Il veterinario conferma: «Questi poveretti
dovrebbero passare il tempo a riempire formulari in ogni Comune... E le Asl
pretendono di sapere i giorni esatti del passaggio, luogo per luogo... Ma come
fanno a non capire che i tempi del pascolo vagante sono imprevedibili, perché
tutto dipende dal clima e da mille altre cose? È la natura, e non i vigili
urbani, a regolare questo ritmo millenario». Federico II di Svevia, il miglior
monarca che l' Italia abbia avuto, mise in riga i signorotti d' Appennino che
tassavano o impedivano la transumanza. Allora le pecore in Italia erano venti
milioni e il re aveva capito perfettamente che in quello spostamento di animali
stavano la ricchezza e l' equilibrio ambientale del Paese. Ma erano altri
tempi. «A noi basterebbe che ci lasciassero in pace», brontola Claudio, poi
fischia forte per far scattare il cane. È alto, magro e ha occhi chiari. Ha l'
andatura caracollante dei montanari di una volta, ma quando si ferma sembra
metter radici nel terreno come una quercia. Fa un freddo becco, e ha addosso
solo un maglione. «Hai la morosa?» gli chiedo ancora. «Momentaneamente no»,
risponde secco. Non è facile vivere con un pastore o un mandriano se non hai la
loro passione. È il motivo per cui spesso in quel mondo le coppie si formano
tra affini. Katia Dellagiacoma, ventidue anni di Predazzo, e Luisa Stroppa,
ventiquattro anni di Telve Valsugana, entrambe malgare, hanno scelto per
compagno un allevatore. Cheyenne, mitica pastora della Val di Rabbi, si è
accoppiata con uno che fa il suo mestiere. Stessa cosa per Sara Barillaro,
triestina di ventuno anni dal sorriso solare e i capelli mori, rasta. Ha
cominciato il mestiere in Spagna e poi s' è trovata un tedesco matto per le
pecore, uno che di nome fa pure Florian. «Ci siamo incontrati perché avevamo lo
stesso amore. Entrambi, se potessimo, faremmo solo quel mestiere». Per scendere
in pianura Claudio e i suoi fratelli aspettano Fabio, che staa Predazzo in Val
di Fiemme. Giovane anche lui, diciannove anni, e di cognome Zwerger. È sul
campo da due anni, ma ha già conquistato la fiducia degli altri pastori, un
mondo dove se non funzioni non entri. Lo incontriamo ai piedi del Latemar,
davanti a un bosco sfolgorante di colori autunnali. Turbo, il suo cane, corre
come una lepre, ma è ancora inesperto, si becca un calcio da un' asina e torna
zoppo e umiliato dal padrone. «Quando ero bambino - racconta - passava il
pastore e io lo adoravo. La passione è cominciata così. I miei mi hanno mandato
a scuola, ma io era alle pecore che pensavo». Fabio Dellagiacoma, il padrone
del prato, è felice di quel ragazzo e quasi lo invidia. Se potesse starebbe
anche lui con le pecore. «È dura ma è magnifico», dice. «Se non hai passione,
come fai, quando che el fioca, quando che el piove o quando che el venta? ». Il
giovane Zwerger la passione ce l' ha, altroché. Gli chiedo come fa a resistere
tutto l' inverno all' aperto. Lui: «Mai preso un raffreddore col freddo.
Patisco più il caldo». Guarda le sue bestie che si spalmano sul prato e ride: «
Se no te le fermi le fa ben el giro del mondo ». È cambiato tutto. Ieri avevi
Gavino Ledda, l' autore di Padre padrone, che si laureava dopo essere stato
pastore. Oggi hai Luca Alessandri, trentacinque anni da Tuenno in Val di Non,
che prima si laurea in filosofia e poi va a fare il mandriano. «Cambiano le
aspirazioni e i valori - dice dei giovani transumanti - ora speriamo che l'
economia giri in loro favore, altrimenti saranno spazzati via». C' è qualcosa
di nuovo sulle Alpi, conferma il forestale Gigi Casanova: «Questi ragazzi ci
danno coraggio e ci aiutano a tenere il territorio in ordine. Il loro lavoro è
inestimabile».
PAOLO RUMIZ
Repubblica 02
dicembre 2012 32 - 33 sez.
DOMENICALE
Buco, mazzate, botte, 2,5 milioni da pagare per il riscatto del
metano?
E' necessaria un po’ di chiarezza.
La mia amministrazione in carica fino al 2009, nel 2007 da il via
al riscatto degli impianti di distribuzione del gas metano dall'allora società
Cigas, originaria concessionaria del servizio.
Il riscatto era operazione
imposta dalla Legge, essendo prossima alla scadenza, per decisione del
legislatore, la convenzione sottoscritta ancora nel lontano 1986, che non
garantiva alcun introito al Comune e attuato da quasi tutti i Comuni
contermini.
La mia Amministrazione non si è mossa con superficialità e disinvoltura come si vorrebbe far credere, anzi si è avvalsa di un Ingegnere altamente specializzato nella stima delle reti del gas e di un altrettanto esperto Avvocato amministrativista, dei quali si è servita anche l'attuale Amministrazione Miatello.
Tanto la stima asseverata fatta dall'ingegnere, quanto le indicazioni dell'Avvocato, hanno portato da un lato a fare un nuovo appalto del servizio di distribuzione del gas, che prevede un contributo annuo a favore del Comune di circa € 100.000 per 12 anni, con un introito complessivo di
€ 1.200.000, dall'altro ad accantonare a favore della Cigas un importo di € 426.204 come anticipo del riscatto delle reti.
I contenziosi promossi contro il Comune avanti al TAR e al Consiglio di Stato si sono risolti tutti positivamente per il Comune, segno che l'attività compiuta è stata regolare.
In sostanza la mia amministrazione si è mossa su questo quadro di fatti e numeri, e non credo che altri avrebbero potuto trovare agilmente altre soluzioni. E senz'altro facile parlare con il senno di poi, ma ragionando ora per allora, con i fatti e i numeri prospettati dagli esperti incaricati, non restava molto altro da decidere. Anche l'ipotetica transazione non poteva essere attuata in mancanza di una lite pendente tra le parti e soprattutto in mancanza di volontà da parte della Cigas di rinunciare a una parte economica del contendere. La vecchia e scaduta convenzione del 1986, era inoltre un capestro per il Comune, per cui anche una proroga della stessa si presentava difficilmente giustificabile.
Tornando ai numeri, ben € 1.200.000 erano stati messi nella “partita” dalla mia Amministrazione, per la definizione equilibrata della vicenda.
Non si può inoltre negare, che l'operazione del riscatto abbia comportato notevoli benefici anche per i nostri cittadini che usufruiscono del servizio gas metano e che il riscatto delle reti si finanzierà comunque in 18 anni, anziché 12, grazie al contributo di circa 100 mila euro annui, ottenuti dal nuovo gestore.
Mi risulta, poi, che le spese di lite, i compensi degli Arbitri, le spese del funzionamento del Collegio e il compenso del CTU, siano state tutte compensate, per cui il Comune dovrà sostenere le proprie e non anche quelle delle altri parti.
In sostanza non c’è alcun buco perché l’operazione è interamente finanziata. Il problema è piuttosto come affrontare nel breve termine il pagamento della somma liquidata dal lodo arbitrale, nonostante i vincoli del patto di stabilità.
Non ho motivo di pensare che il Sindaco Miatello non si adoperi, come chiunque altro, per trovare una soluzione per il Comune, valutando eventuali azioni impugnative o promuovendo un tavolo di trattative con la controparte. Questo è ciò che deve fare.
Auspico quindi che possa raggiungere il migliore risultato per il Comune, che affronti la situazione come ogni nuovo sindaco ha da fare quando subentra in corsa in analoghe problematiche e che non dia, come sempre fatto finora, gratuite colpe alla precedente amministrazione.
Leopoldo Marcolongo-già sindaco dal 1999 al 2009
E' necessaria un po’ di chiarezza.
La mia Amministrazione non si è mossa con superficialità e disinvoltura come si vorrebbe far credere, anzi si è avvalsa di un Ingegnere altamente specializzato nella stima delle reti del gas e di un altrettanto esperto Avvocato amministrativista, dei quali si è servita anche l'attuale Amministrazione Miatello.
Tanto la stima asseverata fatta dall'ingegnere, quanto le indicazioni dell'Avvocato, hanno portato da un lato a fare un nuovo appalto del servizio di distribuzione del gas, che prevede un contributo annuo a favore del Comune di circa € 100.000 per 12 anni, con un introito complessivo di
€ 1.200.000, dall'altro ad accantonare a favore della Cigas un importo di € 426.204 come anticipo del riscatto delle reti.
I contenziosi promossi contro il Comune avanti al TAR e al Consiglio di Stato si sono risolti tutti positivamente per il Comune, segno che l'attività compiuta è stata regolare.
In sostanza la mia amministrazione si è mossa su questo quadro di fatti e numeri, e non credo che altri avrebbero potuto trovare agilmente altre soluzioni. E senz'altro facile parlare con il senno di poi, ma ragionando ora per allora, con i fatti e i numeri prospettati dagli esperti incaricati, non restava molto altro da decidere. Anche l'ipotetica transazione non poteva essere attuata in mancanza di una lite pendente tra le parti e soprattutto in mancanza di volontà da parte della Cigas di rinunciare a una parte economica del contendere. La vecchia e scaduta convenzione del 1986, era inoltre un capestro per il Comune, per cui anche una proroga della stessa si presentava difficilmente giustificabile.
Tornando ai numeri, ben € 1.200.000 erano stati messi nella “partita” dalla mia Amministrazione, per la definizione equilibrata della vicenda.
Purtroppo la decisione del lodo arbitrale pervenuta il 2 gennaio
scorso, che non ho seguito, essendosi svolto sotto il mandato del sindaco
Miatello, ma al quale ha partecipato lo
stesso Avvocato del Comune, con l'ausilio dello stesso Ingegnere esperto nella
veste di Consulente di Parte, ha in parte disatteso i numeri, stabilendo in €
1.850.763,13 la somma del riscatto.
Miatello sa benissimo, per aver visto tutte le carte, che il risultato è una questione
squisitamente tecnica e non politica.Non si può inoltre negare, che l'operazione del riscatto abbia comportato notevoli benefici anche per i nostri cittadini che usufruiscono del servizio gas metano e che il riscatto delle reti si finanzierà comunque in 18 anni, anziché 12, grazie al contributo di circa 100 mila euro annui, ottenuti dal nuovo gestore.
Mi risulta, poi, che le spese di lite, i compensi degli Arbitri, le spese del funzionamento del Collegio e il compenso del CTU, siano state tutte compensate, per cui il Comune dovrà sostenere le proprie e non anche quelle delle altri parti.
In sostanza non c’è alcun buco perché l’operazione è interamente finanziata. Il problema è piuttosto come affrontare nel breve termine il pagamento della somma liquidata dal lodo arbitrale, nonostante i vincoli del patto di stabilità.
Non ho motivo di pensare che il Sindaco Miatello non si adoperi, come chiunque altro, per trovare una soluzione per il Comune, valutando eventuali azioni impugnative o promuovendo un tavolo di trattative con la controparte. Questo è ciò che deve fare.
Auspico quindi che possa raggiungere il migliore risultato per il Comune, che affronti la situazione come ogni nuovo sindaco ha da fare quando subentra in corsa in analoghe problematiche e che non dia, come sempre fatto finora, gratuite colpe alla precedente amministrazione.
San Giorgio in Bosco, 14 febbraio 2013
Lettera al Ministro degli Affari Esteri per impedire lo spostamento del monumento a Cristoforo Colombo a Buenos Aires (Argentina)
http://www.tribunaitaliana.com/Collettivit/Argentina-indignados-italiani-e-la-marcia-su-Colombo-/2391
Egr. Sig. Ministro,
dalla comunità italiana di Buenos Aires, in Argentina, sono giunte notizie, mai smentite dal Governo argentino, dell’intenzione di togliere il monumento a Cristoforo Colombo dalla piazza che porta il suo nome, dietro alla Casa Rosada e inviarlo a Mar del Plata, a 400 km a sud della Capitale, per mettere al suo posto un monumento a Juana Azurduy.
Un abbraccio all’Argentina che vogliono aperta a “tutti gli uomini del mondo che vogliono venire ad abitare questa terra”, come recita il Preambolo della Costituzione Argentina.
Siamo certo che un Suo autorevole
intervento, nel rispetto della sovranità del Governo argentino, contribuirà,
per i nostri emigrati, a non sentirsi dimenticati dall’Italia.
Con osservanza

Al Ministro degli Affari Esteri
Emma
Bonino
Piazzale della Farnesina 1
00135 ROMA
gabinetto.ministro@cert.esteri.it
http://www.tribunaitaliana.com/Collettivit/Argentina-indignados-italiani-e-la-marcia-su-Colombo-/2391
San Giorgio in Bosco, 8 maggio 2013
dalla comunità italiana di Buenos Aires, in Argentina, sono giunte notizie, mai smentite dal Governo argentino, dell’intenzione di togliere il monumento a Cristoforo Colombo dalla piazza che porta il suo nome, dietro alla Casa Rosada e inviarlo a Mar del Plata, a 400 km a sud della Capitale, per mettere al suo posto un monumento a Juana Azurduy.
Il monumento a Colombo, si trova in quel
posto dal giorno della sua inaugurazione nel 1921 e fu donato dalla
collettività italiana, che sostenne le spese con una raccolta di fondi alla
quale parteciparono emigrati italiani residenti in tutta l’Argentina. Al suo
posto sarebbe innalzato il monumento all’eroina dell’Indipendenza, che sarà
donato dal Governo boliviano. Le dichiarazioni, lettere, richieste, ricorsi
giudiziari, ancora non hanno avuto alcuna risposta. In questo caso la decisione
di togliere il monumento a Colombo sarebbe direttamente una offesa, un
disprezzo a chi lo ha donato, cioè alla Comunità Italiana. Anzi ai loro padri,
nonni, bisnonni. A coloro che emigrarono in Argentina a partire dagli anni ‘80
del XIX secolo e inizi del XX secolo, contribuendo in modo determinante a fare
grande l’Argentina.
Quel navigatore italiano che è parte della
storia di oltre la metà della popolazione argentina, ebbe anche la riconoscenza de la terra che lo aveva
accolto. Per questo il monumento a Cristoforo Colombo. Un eroe, un
imprenditore, un uomo del Rinascimento che ammiravano, cento anni fa, sia
argentini che emigrati italiani. Per questo, per la Comunità italiana di B.A., rimuovere il
monumento a Colombo, è una offesa a tutti gli emigrati italiani, a quanti hanno
a cuore i loro antenati. A tutti quanti sono fieri e riconoscenti verso i
genitori, i nonni e i bisnonni italiani. A tutti gli argentini che anche se non
sono discendenti di italiani, sono consapevoli dell’importanza del contributo
dell’immigrazione, italiana alla cultura argentina.
Nonostante le lettere inviate alle
autorità di B.A. e all’iniziativa lanciata dal Comites di Buenos Aires martedì
23 aprile u.s., che ha riempito la piazza Colón in un abbraccio alla piazza e
al monumento, chiedendo che non sia toccato da dove si trova, non sono
purtroppo giunte notizie positive.
Un abbraccio a
Colombo, ma che in fondo è una stretta ai loto genitori e nonni, a tanti
anziani emigrati che hanno dato tanto all’Argentina, anche quando l’Argentina
non di rado è stata ingenerosa con loro.Un abbraccio all’Argentina che vogliono aperta a “tutti gli uomini del mondo che vogliono venire ad abitare questa terra”, come recita il Preambolo della Costituzione Argentina.
Leopoldo Marcolongo
Allegate n. 3 lettere Comites-Feditalia-Fediba

Al Ministro degli Affari Esteri
Piazzale della Farnesina 1
00135 ROMA
gabinetto.ministro@cert.esteri.it
[1] Juana
Azurduy de Padilla, una guerrigliera boliviana nata nel 1780, una specie di
“Montonera” esistita circa 200 anni prima dell’ apparizione dei Montoneros in
Argentina.
La Azurduy accompagnó
suo marito nella lotta per l’ emancipazione del Vice Regno del Rio de la
Plata contro il regno della Spagna. Alla morte di suo marito assunse il comando
delle formazioni di guerriglia, per cui la sua memoria è onorata in Argentina
ed in Bolivia.
Fu educata nel prestigioso convento di Santa Teresa di
Chiquisaca (Bolivia), dove entrò come indigente da giovinetta. Morì nel
1862, a 81 anni.
Nel 2009 la Presidente argentina e il Presidente
boliviano Evo Morales Ayma la nominarono Generale post mortem dell’ Esercito Argentino, oltre ad essere già
Colonnello dell’ Esercito Boliviano e Maresciallo post mortem della Repubblica Boliviana.
Buenos
Aires, Miércoles 27 de Marzo de 2013.
Dra. Maria Eugenia VIDAL
Vice Jefe del Gobierno
de la Ciudad Autónoma de Buenos Aires
Presidente de la Legislatura Porteña
Estimada
Señora Presidente de la Legislatura Porteña
Entramos en conocimiento de que se está evaluando
trasladar el monumento de Cristoforo Colombo desde donde está emplazado en la
actualidad a la Ciudad de Mar del Plata.
Este monumento tiene un alto valor simbólico para
nuestra Colectividad en la Argentina, ya que fue donado por el mismo Estado
Italiano a la República Argentina con masiva intervención de toda la
Colectividad residente en el País, en conmemoración del primer centenario de la
Revolución de Mayo de 1910.
Todos los años desde hace más de un siglo, la
Colectividad lo homenajea, siendo Cristoforo Colombo el descubridor de las
Américas.
Es por ello que le pedimos tenga en cuenta
nuestra inquietud de no innovar en el tema y contemple el pedido de dejar el
monumento donde se encuentra ubicado actualmente y, desde ya, agradecemos
la atención brindada.
Dra. Josefina MAINIERI On. Luigi PALLARO
Presidente FEDIBA Presidente
FEDITALIA
Sra. Irma RIZZUTI Cav.
Graciela LAINO
Representante de
la Comunidad Italiana Presidente
COMITES Buenos Aires
en el Foro Porteño de las Colectividades
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