martedì 16 marzo 2010

Ma anche noi siamo stati clandestini


Il Gazzettino - Mercoledì 8 Luglio 2009, lettere

Ma anche noi siamo stati clandestini

Sono molto deluso dall’analisi fatta dal prof. Ulderico –Bernardi sul Gazzettino del 4 luglio u.s. dal titolo “Ma anche i nostri diritti vanno difesi”.
Intanto parlare genericamente di sbandati non fa distinzione fra criminali, che vanno perseguiti con severità, autoctoni o immigrati che siano e immigrati irregolari che, per la gran parte, sono venuti nel nostro Paese per sfuggire alla miseria dei Paesi d’origine.
Né convince la storia delle carceri sovraffollate e dei processi lumaca, che purtroppo è una delle vergogne nazionali, ma non giustifica comunque le nuove misure sulla sicurezza riservate agli immigrati. Questo “Pacchetto” infatti, non prevede il carcere, ma solo un’ammenda. Chissà poi chi la pagherà.
Il prof. Bernardi ha ragione quando dice che la strada maestra per alleviare le sofferenze del pianeta è quella della solidarietà internazionale, ma su questo fronte i Paesi del G8 dopo aver promesso, nel 2005, 50 miliardi di dollari in più all’anno, hanno realmente elargito solo le briciole. L’Italia poi ha garantito solo il 3%, ultima di tutti i Paesi del G8.
Se la condizione dei clandestini è già estremamente precaria, è giusto che la CEI alzi la voce e dica che questo pacchetto sicurezza peggiora l’integrazione. Restringendo i ricongiungimenti familiari poi si riduce la possibilità di integrazione. Per non parlare del prolungamento della sofferenza nei centri di identificazione ed espulsione.
E delle 500 mila badanti irregolari cosa ne facciamo? Bisognerà pure fare una sanatoria o emersione, se la parola fa meno paura. E di tutti quelli che sono in attesa da due anni del flussi, li rimandiamo nei Paesi d’origine, dopo aver applicato una Legge italiana?
Se siamo arrivati al reato di immigrazione clandestina, vuol dire che il nostro Paese ha dimenticato la storia dei 27 milioni di emigrati dal 1870 in poi.
Clandestini siamo stati anche noi, a milioni. All’estero ci consideravano molto spesso “brutta gente”, altro che gli stereotipi sugli emigranti italiani “poveri ma belli”.
Bisogna insegnarla a scuola questa storia della nostra emigrazione, storia vissuta prima degli immigrati in Italia di oggi, ma sempre la stessa dolorosa storia.
Se le regole sono necessarie, almeno ricordiamo le parole dello scrittore svizzero Max Frisch degli immigrati italiani: “Volevamo braccia, sono arrivati uomini”
Leopoldo Marcolongo

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